giovedì 13 ottobre 2011

Francesco Paolo MICHETTI
















Nato a Tocco di Casauria in provincia di Chieti il 4 ottobre 1851, Francesco Paolo Michetti compie i primi studi artistici a Chieti. Il suo innegabile talento induce la città abruzzese a conferirgli nel 1868 un pensionato per studiare presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nella città partenopea è attratto soprattutto dal realismo di Domenico Morelli, dei Palizzi e dei pittori della scuola di Resina. Nonostante la frequentazione saltuaria dei corsi accademici, negli anni successivi consegue per due volte il premio di incoraggiamento destinato ai migliori studenti (Mezza figura di vecchio, 1867-68; Paesaggio con figura, 1868-69). Nel 1872 partecipa al Salon parigino e si lega al mercante tedesco Reutlinger. È questo un periodo estremamente fecondo e ricco di stimoli. Ha occasione di conoscere e di interessarsi all’opera di Mariano Fortuny e inizia a dedicarsi alla fotografia, presumibilmente attraverso la mediazione di Filippo Palizzi. Espone ancora al Salon nel 1875 e nel 1877 attira l’attenzione della critica all’Esposizione nazionale di Napoli, dove presenta la Processione del Corpus Domini a Chieti (collezione privata). La Contessa La Field, colpita dal dipinto, commissiona Mattinata, opera che raffigura una prova di canto di una romanza di Francesco Paolo Tosti ambientata a Francavilla. Le partecipazioni a importanti rassegne divengono alla fine del decennio sempre più intense. Nel 1878 è presente all’Esposizione Universale di Parigi, nel 1880 alla I Esposizione internazionale di Quadri moderni della Società Raffaello di Firenze e al Salon di Parigi e nel 1881 all’Esposizione nazionale di Milano. Nel 1882 illustra il Canto Novo di Gabriele D’Annunzio edito da Angelo Sommaruga. L’anno successivo segna una svolta nella produzione dell’artista. Il monumentale dipinto Il Voto, presentato all’Esposizione internazionale di Roma, colpisce la critica e il pubblico per il crudo verismo con cui è descritta la festa di San Pantaleone a Miglianico. L’opera, recensita da D’Annunzio sulle pagine del “Fanfulla della Domenica”, entra nelle collezioni della Galleria nazionale d’arte moderna. Nello stesso periodo Michetti acquista il convento di Santa Maria Maggiore a Francavilla, dove già nell’estate del 1883 vengono ospitati gli amici Costantino Barbella, D’Annunzio, Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio e Tosti. La nuova casa diviene così un polo d’attrazione per artisti come Giulio Aristide Sartorio, Guido Boggiani e Basilio Cascella, che vi trascorrono lunghi periodi dipingendo in reciproca compagnia. Particolarmente stretto è il rapporto con D’Annunzio, che a Francavilla scrive Il piacere (1883-84), L’innocente (1890-92) e una parte del Trionfo della morte (1889-94). In compagnia dello stesso D’Annunzio, di Barbella e dello studioso di folklore locale Antonio De Nino l’artista si reca in visita nelle più remote località abruzzesi per realizzare reportage fotografici in occasione delle festività tradizionali, raccogliendo il ricco materiale iconografico più tardi utilizzato nelle tele monumentali Le Serpi e Gli Storpi (entrambi Francavilla a Mare, Museo Michetti). Nella prima metà degli anni Novanta partecipa a importanti mostre tedesche, tra cui l’Esposizione internazionale d’arte della Società degli artisti di Berlino del 1891. Nel 1895 il dipinto La figlia di Jorio (Pescara, Palazzo della Provincia) è premiato alla I Biennale di Venezia. La giuria, composta da critici e storici dell’arte, motiva in questo modo la sua decisione: “Michetti […] ha reso un dramma umano con sincerità, con potenza naturalistica immensa”. A partire dalla seconda metà del decennio la partecipazione a pubbliche esposizioni diviene sempre più sporadica. L’artista trascorre lunghi periodi di isolamento nel convento di Francavilla, rielaborando il suo ricco materiale fotografico nella realizzazione dei dipinti Le Serpi e Gli Storpi, che saranno ufficialmente presentati dopo anni di gestazione all’Esposizione universale di Parigi del 1900. La fotografia in questo periodo non è più semplice strumento per raccogliere materiale documentario, ma diviene linguaggio autonomo espressivo le cui potenzialità sono indagate nell’isolamento abruzzese. Nominato Senatore del Regno nel 1909, l’anno successivo Michetti accetta di inviare quindici paesaggi alla Biennale di Venezia. Si tratta della sua ultima uscita pubblica, seguita da vani tentativi di convincerlo a presentare nuovamente al pubblico le sue opere. Nel 1913 accetta, tuttavia, di far parte della Commissione ordinatrice della Galleria nazionale d’arte moderna e nel 1921 della Commissione acquisti della stessa istituzione. Si spegne nel convento di Francavilla per una polmonite il 5 marzo 1929.

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