venerdì 14 ottobre 2011
Agostino ARRIVABENE
Agostino Arrivabene
di Giorgio Soavi
Ho tra le mani un catalogo dei dipinti di Agostino Arrivabene, nato a Rivolta d'Adda in provincia di Cremona l'11 giugno del 1967. Arrivabene è bravo al punto da inventarsi il proprio logo, inseguendo quello, divino, di Albrecht Durer. Prima di lui soltanto l'attore Alain Delon aveva inseguito, graficamente parlando, Durer.
Il mio commento è che, entrambi i sapienti presentatori di questo catalogo, hanno scritto, vediamo un po': come hanno scritto? Forse troppe cartelle, troppi pensieri, troppa scienza culturale. Per guardare un quadro sono sufficienti 'gli occhi e la brevità ' che devono essere la sintesi di uno scritto. Amo le stringhe brevi, quei lacci che stringono la scarpa al piede con pochi centimetri di lunghezza e, tutto sommato, sono ancora meglio i mocassini: ci infili il piede e cammini.
Del bravissimo Arrivabene amo i paesaggi, i vulcani pieni di neve che dicono e raccontano, con esattezza fantastica, la verità come la intende il pittore. Se un paesaggio ha dei punti esclamativi, vuol dire che quei vulcani hanno esagerato, trattenendo o eruttando oltre ai loro materiali propri, anche apparizioni mitologiche. Come avviene nel 'Il grande Iceberg ' dipinto tra il 2000 e il 2002 dove, nel piccolo lago che confina con la grande distesa d'acqua, appare, forse, la testa di un animale che muovendo la coda segna l'acqua di piccoli cerchi, propri a chi nuota. A meno che, inseguendo l'arte fantastica che sta nella testa del nostro pittore, un macigno sia piovuto dal cielo, proprio in quel laghetto...
A meno che ...Gli 'a meno che ' nei quadri di Arrivabene si sprecano e occuparsi di lui può sconfinare con l'enciclopedia di una scienza che sta in piedi per merito di un'arte fantastica. In inglese sarebbe ' phantasy ', che non è fantasia ma, per l'appunto, fantastica. Se ci sono di mezzo le figure il quadro, di colpo, esagera, s'ingrossa, acquista un'altra sorpresa e non ha più lo scheletro che poteva avere un quadro dipinto senza figure umane. L'autore dovrebbe saperlo visto che ha amato Durer come Van Eyck. Quei due artisti dicono la verità, esibiscono la sintesi della storia dell'arte. Prendiamo 'La battaglia tra Alessandro e Dario ' di Albrecht Altdorter, o la 'Madonna nella chiesa gotica ' di Van Eyck che misura centimetri 32x14. La sintesi è quella, la misura e la lunghezza delle stringhe per le scarpe sono quelle. Sono quadri grandiosi, ma le misure per camminare con loro sono tascabili. Arrivabene allunga lo sguardo, o gli sguardi, visto che, molto spesso, esita tra il grande angolare e il cinerama, e ti fa trasalire perché il suo paesaggio offre l'ampiezza della vita: quella che vedevo, quando vivevo in America e mi lasciavo andare, in Arizona, nel New Mexico, nel Colorado o nello Utah, perché l'occhio, l'unico che possiedo, non aveva mai visto niente di simile, silenzio e stupore. Credo che Arrivabene abbia dalla sua parte di primo attore, quello stesso sguardo che lo incoraggia a guardare dentro per vedere lontano. La bellezza di un quadro sta, per prima cosa, nel piacere di osservarlo, proprio ' quello ' tra i tanti esibiti in una mostra. Dopodiche, se hai denaro, il secondo immediato piacere è quello di comprarlo per portarlo a casa. Questo è quello che mi è capitato quando ho guardato il gran paesaggio che comprendeva l'acqua, la neve, il colore di un'aurora boreale, alimentata dai raggi del sole e i loro riflessi sull'acqua e sulla neve del suo polo Nord. Ecco. Le stringhe sono arrivate alla fine, non chiedo di più, mi infilo le scarpe e cammino.
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