Ehrenstrom ed Engel.Sono questi i due uomini ai quali toccò il destino entusiasmante di costruire una città, di dare a un paese di case di legno di quattromila abitanti, quale era Helsinki nei primi anni dell'Ottocento, il volto e la dignità di una capitale.
Portando nella decentrata Finlandia la cultura europea incarnata nello stile neoclassico, essi fecero una straordinaria operazione d'innesto che ebbe grandi risonanze nei secoli successivi, fino ai giorni nostri, e che, forse, è all'origine dell'interesse che, ancor oggi, molti architetti finlandesi hanno per l'Italia.
Nel novembre del 1808, la vecchia Helsinki fu semidistrutta da un incendio.
L'anno successivo, la Finlandia, dopo sei secoli di unione con la Svezia, passò a far parte dell'Impero russo come Granducato autonomo e, nel 1812, la capitale fu spostata da Turku ad Helsinki.
Nello stesso anno, Johan Albrecht Ehrenstrom fu nominato Capo della Commissione istituita dallo Zar per la ricostruzione di Helsinki.
A lui, che non era un architetto ma un colto uomo politico ed un diplomatico, (era stato segretario di Gustavo III di Svezia e, dopo la morte del re, arrestato, condannato a morte e graziato all'ultimo minuto), si deve il piano urbanistico della nuova Helsinki, la città in cui era nato.
Fu qualcosa di nuovo e inaspettato, per quei tempi e per quel luogo, un piano di grande levatura degno, non già della modesta città che Helsinki era stata fino ad allora, ma della capitale che era diventata.
Carl Ludwig Engel, l'altro artefice della nuova Helsinki, era figlio di un capomastro prussiano ed aveva studiato all'Accademia di Berlino.
Per alcuni anni aveva lavorato alla progettazione di edifici per l'esercito ma, dopo la vittoria di Napoleone a Jena nel 1806, non era rimasto molto da fare in patria per un architetto suddito del Re di Prussia.
Engel si trasferì quindi a Tallin, in Estonia, visitò Pietroburgo, entusiasmandosi per le architetture che là ebbe occasione di vedere, e, nel 1813, andò a Turku, in Finlandia.
Nell'ottobre del 1814, incontrò Ehrenstrom, che aveva sentito parlare di lui e l'aveva convocato.
Fu per entrambi un incontro esaltante: Ehrenstrom fu incantato dalla bellezza e dall'eleganza dei disegni che Engel gli aveva mostrato, Engel felice della straordinaria fortuna che gli era capitata.
Come architetto della Commissione per la ricostruzione, Engel fu preferito all'italiano Carlo Bassi, che pur già lavorava a Turku come sovrintendente ai lavori pubblici.
Fu così che nacque la Helsinki monumentale che ancor oggi possiamo ammirare.
Chiese, palazzi, edifici pubblici, molti dei quali di mano di Engel come, sulla piazza principale della città, il palazzo del Senato (1822), la Cattedrale luterana 81827-1852), l'Università (1828-1832), la Biblioteca (1833-1844).
Alla morte di Engel, avvenuta il 14 maggio del 1840, molti degli edifici da lui progettati erano compiuti.
Egli ebbe, quindi, la sorte invidiabile per un architetto di veder crescere una città nuova, nata dalla sua mente.
L'architettura di Engel non aveva alcun legame con la tradizione finlandese.
Il Neoclassicismo aprì le porte della Finlandia all'Europa, dove questo stile si era andato diffondendo, sia sotto la spinta dell'interesse suscitato dai primi ritrovamenti archeologici, sia per le esperienze architettoniche del Palladianesimo, dilagate fin oltre oceano, e il Trattato di architettura di Andrea Palladio fu una fonte costante di ispirazione anche per Engel.
Si realizzò così, per la prima volta, quel legame ideale fra Finlandia e Italia che, ancor oggi, spinge gli studenti di architettura di quel paese a periodiche visite presso il Centro culturale di Finlandia, situato in Villa Lante sul Gianicolo, a Roma.
Francesco Sessa
da ABITARE n.216 luglio/agosto 1983
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