martedì 22 luglio 2014

Luigi SCHINGO: gli anni dell’isolamento e del declino

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Nel marzo del 1939, primo anno della Seconda guerra mondiale, Luigi Schingo trasferì la sua residenza a Roma, dove visse fino al giugno del 1947, anno del suo ritorno in Capitanata, con l’incarico di Direttore della Scuola di avviamento professionale. Nel 1942 partecipa con un paesaggio alla X Mostra sindacale del Lazio a Roma, nelle sale di esposizione della Galleria nazionale di arte moderna di Valle Giulia, diretta dalla Sovrintendente Palma Bucarelli, insieme agli artisti: Gino Severini, Mario Mafai, Venanzio Crocetti, Emanuele Cavalli, Luigi Montanarini, Giovanni Stradone, Orfeo Tamburi, Alberto Ziveri, Domenico Purificato, Giovanni Omiccioli, Afro Basaldella, Toti Scialoja e Giuseppe Capogrossi; questi sono soltanto alcuni dei nomi degli artisti presenti in questa mostra, artisti che sarebbero entrati a far parte della Storia dell’arte moderna italiana come protagonisti del dibattito tra arti figurative e astratte negli anni del dopoguerra. Il ritorno in Capitanata, in un momento storico difficile come quello della fine della Seconda Guerra mondiale, con i problemi sociali ed economici relativi alla ricostruzione del Paese, segna l’inizio della terza ed ultima fase della sua vita: sono gli anni che lo vedono isolato nella sua terra di origine, lontano dalle sedi del dibattito artistico che si svolge altrove: a Roma, a Milano, nelle Biennali di Venezia. Appare evidente il tentativo dell’artista, in quegli anni e nei successivi, di superare i limiti della sua collocazione geografica, esponendo nelle principali città italiane: Milano, Roma, Napoli, Perugia, Asti, Sassari, Matera, Bari e Foggia, in un vortice di mostre personali e collettive, pur rimanendo sempre estraneo ad ogni novità o moda del momento e rifiutando qualunque teoria rivoluzionaria dell’ultima ora, nel campo delle arti, trovando, ciò non di meno, la sua ispirazione artistica nella esperienza diretta della realtà che lo circondava, come il prof. Pasquale Del Prete, ha evidenziato nel suo discorso di commemorazione. D’altro lato, non viene affatto dimenticato il ruolo di protagonista avuto con il passato regime fascista e, in molte occasioni, l’artista Luigi Schingo verrà ignorato ed accantonato per fare spazio a chi si era saputo riciclare, anche all’ultimo momento, cambiando in corsa il colore della propria casacca. Saranno le gerarchie della Chiesa ed il partito della Democrazia cristiana i suoi principali committenti e referenti culturali, ma essi non potranno giovargli molto in un quadro politico che, soprattutto in provincia di Foggia, era dominato dai partiti di sinistra: per queste ragioni, sarà lento ma inevitabile il declino e l’isolamento degli ultimi anni alle prese con circuiti pseudoartistici, periferici ed irrilevanti, lontani dagli eventi che contavano realmente in campo nazionale. Espone a Roma nel 1948 alla Rassegna nazionale delle Arti figurative ed a Milano nella Galleria Bolzani dal 16 al 29 ottobre del 1949; nel 1950 partecipa alla Mostra d’arte degli Amici dell’arte contemporanea di Foggia con tre sculture e tre dipinti; partecipa nel 1953 alla Mostra del Mezzogiorno presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma; a Napoli, in via Chiaia, presso la Galleria “Il Ponte” dal 16 al 27 aprile del 1956; partecipa alla esposizione “Maggio di Bari” ed una sua opera viene acquistata dall’Università di Bari. Nel 1958 esegue il Monumento funerario nella Cattedrale di San Severo in memoria del Vescovo S.E. Mons. Oronzo Luciano Durante; realizza il busto in bronzo, nella Villa comunale di Manfredonia del Prof. Matteo Carpano ed espone dal 22 gennaio al 2 febbraio presso la Galleria “Il Camino” in via del Babuino a Roma, mostra inaugurata dal Ministro On. Aldo Moro. Esegue nel 1959 il Monumento in bronzo e basamento in pietra di Apricena dedicato al Vescovo Mons. Agostino Castrillo, nella Chiesa di Gesù e Maria in Foggia ed espone quarantadue opere, dal 16 al 25 marzo del 1961, presso la Galleria “Mediterranea” di Napoli. Partecipa al Concorso nazionale per il Monumento ad Umberto Giordano indetto nel 1962 ed espone presso il Palazzetto dell’arte della Villa comunale in Foggia; nell’aprile del 1963, tiene una mostra personale alla Galleria Piccinni di Bari e, nell’ottobre dello stesso anno, partecipa alla Mostra di pittura sul paesaggio pugliese allestita al Castello Svevo. Mostra personale a Sondrio nel 1964 presso la sala del Palazzo della Provincia; nello stesso anno, realizza a San Severo il Battistero della Chiesa di San Giovanni Battista, originale opera di architettura, scultura e pittura. Esegue nel 1965 il busto in bronzo di Dante Alighieri presso il Liceo classico di Salerno; un altro busto del poeta si trova nel Liceo classico di San Severo; partecipa alla Biennale di Arte sacra di Bologna del 1966; mostra personale a Matera. Mostra personale a Bari, presso il Convitto Nazionale, presentato dal Magnifico Rettore dell’Università, prof. Pasquale Del Prete, Luigi Schingo espone sessantadue quadri fra oli, acquerelli e pastelli in occasione della inaugurazione del bassorilievo in marmo bianco di Carrara dedicato a Domenico Cirillo. Mostra personale a Roma, nel 1967, presso la Galleria “La Paolina”; mostra personale a Napoli, nel 1968, presso la “Galleria Mediterranea” in cui espone il ritratto ad olio dell’Arcivescovo di Napoli S.E. Cardinale Ursi; partecipa alla VI Rassegna biennale di Arti figurative di Roma e del Lazio. Realizza nel 1969, nell’aula magna dell’Istituto tecnico “Pietro Giannone” di Foggia, l’altorilievo in memoria della Medaglia d’oro Giuseppe Albanese Ruffo e il monumento funebre dedicato alla Medaglia d’oro Gen. Matteo Palmieri nel cimitero di Sannicandro garganico. Mostra personale nel Salone del Palazzo della provincia di Sondrio dal 1 al 13 marzo 1969; nel mese di maggio, Luigi Schingo viene invitato, in occasione della Fiera internazionale dell’agricoltura di Foggia, a tenere presso il Palazzetto dell’arte una esposizione delle sue opere, ottanta quadri e tre sculture, che viene inaugurata dal Presidente della Camera dei Deputati On. Sandro Pertini. Mostra personale di Luigi Schingo presso la Galleria “Giosi” in via del Babuino in Roma; altorilievo in bronzo nella Casa del S. Cuore di Gesù a Sant’Agata di Puglia; mostra personale ad Alghero nelle sale dell’Ente autonomo di soggiorno e turismo. Il 24 maggio 1971, viene inaugurata la Mostra personale nel Salone del Palazzo della provincia di Asti dove espone cinquantadue opere, oli, pastelli ed acquerelli e cinque sculture; realizza, alla età di ottanta anni, il Monumento ai Caduti nella piazza di S.Agata di Puglia; il 24 ottobre gli viene assegnata la Medaglia d’argento della Mostra del Titano nel salone delle mostre della Repubblica di San Marino; dal 16 al 26 ottobre si tiene una mostra personale di pittura e scultura alla Quadreria “Il Perugino” di Perugia. Nel 1972 la Galleria d’Arte ‘Ranno’ di Cuneo festeggia con una mostra personale i sessantacinque anni di attività pittorica di Luigi Schingo; il 18 aprile viene inaugurato il suo Monumento ai Caduti nella piazza di Accadia. Nel maggio del 1973, l’Amministrazione comunale di San Severo, organizza, nel foyer del Teatro Comunale, una mostra di centocinquanta opere, (olii, acquerelli, pastelli, disegni e sculture). La “Gazzetta del Mezzogiorno” annuncia la morte di Luigi Schingo avvenuta il 2 marzo del 1976. Nel suo libro su Luigi Schingo, Raffaele Iacovino così ha scritto: “La cultura predominante in Italia è stata troppo severa con gli intellettuali di destra e in particolare con quelli che hanno avuto rapporti con il fascismo. Per cui si è stati indotti spesso a giudicare artisti, scrittori e filosofi non secondo il valore ma in base ad una presunta ideologia politica. Con il risultato che alcuni, sebbene mediocri, sono stati esaltati, altri sono stati cancellati dagli albi della cultura e della coscienza collettiva. La stessa San Severo non è stata immune da simile atteggiamento, quando non si è dimostrata imparziale e attenta nei riguardi di Luigi Schingo, uno dei suoi figli più illustri. Di lui i giornali avevano parlato sempre con rispetto e ammirazione e la gente di Capitanata lo aveva ossequiato con orgoglio durante la vita. Dopo la sua scomparsa un velo di silenzio e di omertà calò sul suo nome. Mi sono chiesto allora perché Schingo, un pittore di valore nazionale, conteso dalle gallerie d’arte di tutta Italia, un uomo che aveva fatto conoscere al mondo la bellezza del Sud, definito il “cantore” della Capitanata, fosse caduto nel dimenticatoio. Ho constatato con amarezza che è prevalso nei suoi confronti il metro di misura proprio del Gotha culturale dominante e quel carattere masochista e denigratore dei meridionali, che tende a sminuire il pregio della produzione culturale dei propri conterranei. Ricordo il giorno del rito funebre nella chiesa di San Giovanni Battista. C’erano solo i famigliari, un gruppetto di amici e qualche ammiratore. Dietro di lui c’era il vuoto. San Severo era assente. Un’assenza pesante e ingiusta.” Le opere di Luigi Schingo sono presenti nei seguenti musei: Galleria nazionale di arte moderna di Roma, Gabinetto nazionale delle stampe, Pinacoteca provinciale di Bari, collezione dell’Università di Bari, Pinacoteca comunale di Molfetta, Pinacoteca provinciale di Foggia, Pinacoteca comunale di Foggia, Museo civico di San Severo, Museo civico di Lucera. Francesco Sessa

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