M.P.Michiel. Intanto parliamo di questa mostra ‘Voci di donne’ che sono ritratti di donne dal 1964 a oggi sono volti di donne e le loro parole recitate da attrici. Leggendo queste frasi ho avuto la sensazione che fossero state scritte da un’unica donna come se fosse l’archetipo femminile frammentato nei tanti volti ritratti che sono realizzati con partecipazione. La domanda è da dove proviene l’amore per il volto femminile? Gabriele Morrione. Devo dire che in parole semplici le donne mi sono sempre piaciute. Io trovo che il mondo di oggi è un mondo molto sfasciato che la donna sia veramente un punto di riferimento sia per quello che fanno le madri che poi a volte causano molti problemi -ho una moglie psicanalista per cui conosco il contesto- però devo dire veramente la donna è un punto di riferimento oggi come ieri come domani probabilmente. Io sono un esteta, la donna mi piace perché è una bella persona, cosa che si può dire più raramente degli uomini, perché a volte un uomo bello è vanesio, è molto particolare, poi tra gli uomini prevalgono i figli di buona donna mentre invece la donna è un valore assoluto, un valore di riferimento e devo dire che sono molto grato a questa presenza e il fatto che abbia sempre fotografato le donne e abbia fatto moltissime fotografie di nudo a tantissime donne -anche perché io mi nuovo con una correttezza estrema, cioè è tale la mia passione per la fotografia che tutto il resto passa in secondo piano- ragione per cui le donne non hanno avuto nessun problema a farsi fotografare anche nude e quindi questa passione si è evoluta nel tempo in questo modo. M.P.M. I suoi primi ritratti li ha realizzati con un pensiero preciso. Quale? Gabriele Morrione. Era una metafora… si metta nei panni di un ragazzo di diciassette anni, oltre questa mia passione per l’universo femminile tendevo a fotografare le ragazze di cui ero innamorato anche senza confessarlo, magari. Preciso è il pensiero fotografico. In quel momento è scattato un qualche cosa che si è evoluto nel tempo ed è il pensiero che quella fotografia doveva dire e comunicare qualche cosa. Pensiero preciso vuol dire studiare un’immagine perché abbia un risultato, una comunicazione sostanzialmente. Da quella prima foto, che ricordava la madonna, mi è venuta l’idea di scrivere quella frase del ‘pensiero preciso’. M.P.M. L’innamoramento è certamente la spinta per molti artisti a iniziare… Gabriele Morrione. …come ho già scritto in altri libri la fotografia spesso è la sublimazione di un desiderio ecco perché il desiderio della donna dentro di me si è elaborato molto nelle immagini, nel guardare nel riuscire a trasferire lo sguardo sulla carta fotografica. M.P.M. E’ architetto e fotografo due professioni in cui lo sguardo, l’immagine, è molto importante: che cosa concorre delle due professioni a creare l’immagine che diventa scatto fotografico dato che non lo diventano tutte le immagini? Gabriele Morrione. Io sono stato per tanti anni un fotografo di architettura. Avevo una società, facevo fotografie industriali, ho lavorato all’estero. La pratica dell’architettura mi ha abituato soprattutto a risolvere problemi e questa è una cosa molto interessante perché nel setting fotografico ci sono spessissimo tanti problemi da risolvere. L’essere architetto mi ha molto aiutato perché in passato ho fatto plastici, cose molto concrete e questo nella fotografia aiuta. Sono due pensieri diversi quello dell’architettura e quello della fotografia perché il pensiero dell’architettura è un pensiero molto funzionale (altrimenti l’edificio crolla) anche se l’architettura di oggi tende a privilegiare l’estetica del progettista e ci troviamo di fronte a cose assurde e veramente mostruose invece io sono stato sempre organicista l’architettura deve essere un rapporto stretto tra il progettista e l’utente finale. La fotografia è una cosa diversa devo dire che con tutte le fotografie di architettura che ho fatto in vita mia qualche modo qualche influenza reciproca c’è stata. M.P.M. …si percepisce soprattutto nei nudi… Gabriele Morrione. …sì è vero. M.P.M. Nel catalogo nel ‘dialoghetto socratico’ fate dire a Socrate: “Raramente vidi fotografo mostrare tale perizia e amore per la perfezione”, questa perfezione poi l’ha trovata? Gabriele Morrione. La cerco in continuazione… sono uno stampatore molto esigente, se la stampa non è perfetta, in genere la butto via, soprattutto se la devo consegnare per lavoro e quindi sì la perfezione è molto importante in fotografia … beh! trovare la perfezione penso sia una strada abbastanza impervia… M.P.M. …quindi è ancora alla ricerca? Gabriele Morrione. Certo.
Gaetano Grillo nasce a Molfetta nel 1952. Studia all'Istituto d'Arte di Bari e si interessa anche di filosofia. Insieme ad altri, allora giovani artisti molfettesi, come Paolo Lunanova e Michele Zaza, dà vita alla "Scuola Molfettese" e a numerose iniziative espositive che concentrano su Molfetta l'attenzione di tutta la Puglia artistica. Si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Milano e frequenta la scuola di scultura di Alik Cavaliere, dove si sperimentano nuovi linguaggi. A Milano frequenta tutte le gallerie d'avanguardia, da Lambert a Toselli a Luciano Inga-Pin. A vent'anni espone per la prima volta in una personale alla galleria La Bussola di Bari. Il critico d'arte Luigi Carluccio recensisce con toni entusiastici la mostra e invita Grillo a diverse collettive. Nel 1980 l'artista comincia a realizzare opere tridimensionali. Dieci anni dopo, Molfetta gli dedica una grande mostra nella Sala dei Templari in cui trovano spazio sculture di forte impatto plastico. Viene pubblicato il catalogo della mostra, Humus e le opere saranno esposte nel 1991 presso la Lorusso Arte. In questo periodo Grillo è molto interessato ai geroglifici egiziani, inizia a dipingere i primi "palinsesti" e ad elaborare un alfabeto criptato che contiene tutte le lettere che l'artista raccoglie da ogni tempo e da ogni cultura.Questo speciale alfabeto costituirà una delle caratteristiche del suo lavoro. Nel 1996 fonda a Molfetta l'Associazione Culturale Mediterranea onlus, con l'intento di sviluppare la comunicazione artistica fra i paesi del Mediterraneo, spostando la centralità dell'attenzione dalle ricche capitali europee alle nuove emergenze del Sud. L'anno dopo organizza la mostra Radio Tirana Fax, rassegna di scambi di poesie via fax in un periodo di grande crisi per l'Albania. Egli ha modo di costruire rapporti con artisti e intellettuali albanesi che gli permettono nel 1998 di realizzare la prima Biennale Mediterranea a Tirana nel museo Storico e nella galleria Nazionale d'Arte. Nel 2001 Grillo organizza la seconda Biennale che si tiene a Dubrovnik. Nel frattempo egli esegue opere di grandi dimensioni per enti pubblici e espone in molte gallerie del Nord Europa come Zurigo, Amburgo, Stoccolma. Dal 2002 insegna pittura all'Accademia di Belle Arti di Torino. Nel dicembre dello stesso anno Molfetta gli dedica, dopo dodici anni, una grande mostra per i suoi trent'anni di attività. La rassegna è organizzata dalla Lorusso Arte, che da anni segue e diffonde il lavoro dell'artista in Puglia. Essa si intitola Opere recenti e comprende circa 40 lavori di grandi dimensioni, alcuni già esposti e altri inediti. La mostra è ospitata in una sede molto suggestiva, l'Ospedale dei Crociati a Molfetta, antichissimo e bellissimo spazio del sec.XI appena restaurato. La Lorusso Arte partecipa in quella occasione all'edizione del grande catalogo monografico tradotto anche in inglese e spagnolo, a cura di uno dei maggiori critici d'arte spagnoli, Pablo J. Rico, direttore della fondazione Mirò di Palma di Maiorca, curatore di diverse mostre e commissario in varie biennali in Europa e Stati Uniti, dove vive per gran parte dell'anno. "Gaetano Grillo rifugge dall'ambizione di creare nuovi linguaggi piuttosto mischia ideogrammi, alfabeti, iconografie, riferimenti alla storia dell'arte, loghi e tutto ciò che appartiene al mondo dei segni. Egli definisce i suoi lavori come paesaggi, in realtà si tratta di complessi palinsesti in cui trovano asilo stratificazioni segniche provenienti dal linguaggio pubblicitario o acquisizioni dai maestri di ogni tempo", da Modigliani a Giotto, a Morandi, a Michelangelo fino al recentissimo Currin. Nel 2007 Grillo torna a Bari con una mostra, dopo trentacinque anni dalla sua prima personale. L'esposizione presso la Sala Murat di Bari (Piazza Del Farnese), comprende quindici opere a parete di grande formato e quindici sculture. Curatori della mostra sono Pablo J. Rico, direttore del Museo Alicante - Spagna, e Pietro Marino critico d'arte. L'evento è in collaborazione con Lorusso Arte. Il percorso artistico trentennale di Grillo ha dato vita ad una riconoscibilità della sua opera. Pablo Rico infatti spiega: "Ci sono almeno sette o otto aspetti significativi che si riconoscono facilmente nelle opere di Gaetano Grillo, quasi da sempre: la presenza costante di parole dipinte, la sua prossimità alla nozione di poesia visiva, l'impiego sistematico delle tecniche del collage, la strategia della citazione sulla storia dell'arte o sulla pubblicità, soluzioni pittoriche per ottenere l'illusione del rilievo, colori sempre luminosi e infine la costruzione di un nuovo linguaggio sintetico nascosto."