domenica 9 ottobre 2011

Joseph Beuys, difesa della natura














Joseph Beuys al Kunsthaus a Zurigo
Difesa della Natura
Il 12 maggio Joseph Beuys (1921 - 1986) avrebbe compiuto 90 anni. A ricordarlo ci hanno pensato la Kunsthausdi Zurigo (con una mostra aperta dal 13 maggio al 14 agosto) e l’Electa, che ha raccolto, a cura di Lucrezia De Domizio Durini, tutta la sua storia di uomo e d’artista (con fatti, immagini e testi di chi nel tempo, a vario titolo, si è preoccupato di leggerne l’opera o di relazionarsi con le sue idee, da Pierre Restany a Harald Szeemann, da Felix Baumann a Johannes Stüttgen) in un ponderoso volume di quasi 1000 pagine: Beuys Voice.
L’esposizione ripercorre invece gli ultimi quindici anni della vita dell’artista, in particolare documenta (con opere, immagini, oggetti, video e testimonianze) le azioni e le attività che hanno preso avvio a Bolognano, un paesino sulle montagne dell’Abruzzo, quando Beuys era ospite della famiglia Durini, e che sono raccolte sotto l’emblematico titolo di Difesa della natura.
In uno spazio di oltre 900 m², in un luogo dove l’arte di ieri e quella di oggi s’incontrano senza soluzione di continuità e dove l’atmosfera degli spazi aperti e luminosi non fa che assecondare la bellezza e la sacralità dell’arte, il visitatore è condotto in un piacevole viaggio umano ed artistico, dove ogni lavoro è ricordo e documento, evocazione e monito.
Tutto ha inizio nell’ottobre del 1972, con l’arrivo dell’artista in Abruzzo e con il primo Incontro con Beuys, una discussione socio-politica le cui tracce sono nei disegni lasciati sulla lavagna e in una scultura.
Prosegue nel 1976, quando l’artista inizia a piantare, su una superficie di 15 ettari, 7000 arbusti ed alberi in via di estinzione dandogli il nome di Piantagione Paradise. Va avanti nel 1980 quando approda alle Seychelles e mette a dimora delle noci di cocco di specie diverse (una germoglierà pochi giorni dopo la morte di Beuys), e al Diario delle Seychelles la mostra dedica un’intera sezione.
Continua nel 1982, quando a Kassel (per la settima edizione di Documenta) porta il grandioso progetto delle 7000 querce (ricordato in mostra dal timbro, dalla pala – che esprime già da sola l’idea della creazione - e da immagini fotografiche e video) e culmina il 13 maggio del 1984, quando Beuys riceve la cittadinanza onoraria di Bolognano e pianta la prima quercia italiana proprio davanti al suo studio. Ma, la Difesa della Natura di Beuys (fondatore in Germania del movimento verde) non va intesa solo in termini ecologici, va letta soprattutto da un punto di vista antropologico. Tutta l’arte di Beuys è antropocentrica, è pensata per la difesa dell’individuo, della sua creatività e dei suoi valori umani che educa a un bello che non è nelle forme, nell’estetica, ma nella vita stessa, nel pensiero e nel lavoro.
La mostra ha come cuore le meravigliose Olivestone (1984): cinque vasche d’arenaria ricolme d’olio d’oliva, che la famiglia Durini aveva donato al museo zurighese nel 1994.
I parallelepipedi di sasso, che dal 1600 servivano per la decantazione dell’olio d’oliva, sono stati riempiti con altrettanti solidi di arenaria della stessa misura, incastrandoli perfettamente uno nell’altro e lasciando liberi solo pochi millimetri lungo tutto il perimetro: lo spazio necessario per accogliere l’olio, che prima cola all’interno e poi si deposita sulla superficie dei sassi, a formare un sottile velo verdastro che assorbe e stempera la luce in morbidi riflessi. Silenzioso, immobile, misterioso e magico come uno stagno, il piano delle Olivestone (parola dal doppio significato: nocciolo dell’oliva oppure oliva + pietra), rimanda il riflesso del mondo come le acque nere riverberavano il riflesso di Narciso nel famoso dipinto di Caravaggio.
L’olio, che all’apparenza sembra accarezzare e ingentilire le asperità della pietra, come a voler far scivolare una forma nell’altra, finirà invece per penetrarle fino al cuore e le trasformerà in un nuovo organismo. Le due pietre sono l’una il passato e l’altra il presente. L’olio è il futuro, che fa da conduttore tra le due. Una metafora della vita, un percorso iniziatico, ancora una volta una riflessione sull’uomo.
Sovrano su tutto e su tutti è comunque il tempo: “E’ attraverso il tempo che l’individuo si interroga sulla natura e sulla specificità del proprio destino e delle proprie responsabilità” e ancora: “Ogni possibile futuro sarà il risultato del lavoro di noi esseri umani… siamo noi che dobbiamo essere creatori del futuro” .
E’ il tempo che vedrà franare quelle vasche, che vedrà crescere gli arbusti della Piantagione Paradise (anche questa in terra d’Abruzzo) o i semi alle Seychelles.
E’ il tempo che insegna la saggezza e dà un senso alla vita. L’arte però li contiene tutti: “L’arte è il completamento della natura. L’arte è la natura complementare” .
Lorella Giudici
1) J. Beuys, in Beuys voice, op cit, rispettivamente p. 958 e p. 461.
2) J. Beuys, in Beuys voice, op cit, rispettivamente p. 483.

KUNSTHAUS di ZURIGO
Mostra: JOSEPH BEUYS Difesa della Natura
A cura di Tobia Bezzola e Lucrezia De Domizio Durini

Periodo: Dal venerdì 13 maggio 2011 a domenica 14 agosto 2011
Orario d’apertura: sa/do/ma ore 10-18, me/gio/ve ore 10-20
Per l’apertura nei giorni festivi si veda www.kunsthaus.ch.
Ingresso: CHF 16.- /12.- ridotto / gratis fino ai 16 anni
Kunsthaus Zürich
Heimplatz 1
8001 Zurigo CH
Tel +41 (0)44 253 84 84 - info@kunsthaus.ch - http://www.kunsthaus.ch/

Note sull’Evento di Zurigo
di Lucrezia De Domizio Durini

La mia DONAZIONE dell'intero corpo filologico e storico dell'Operazione Joseph Beuys Difesa della Natura in Mostra alla Kunsthaus di Zurigo, è stato un gesto dovuto alla Storia dell'Arte affinché l'ultimo capolavoro del periodo italiano del Maestro tedesco fosse protetto e custodito in uno dei più importanti Musei mondiali di Arte Moderna e Contemporanea.
Questo mi porta a pensare che nulla di me andrà perduto.
Sono molto contenta e soddisfatta dell’intero Evento di Zurigo, ma sono anche profondamente addolorata che l’Italia, un paese che Beuys ha amato tanto e frequentato più di ogni altra nazione al mondo, e specificatamente l’Abruzzo, che considerò sua seconda patria, non ha amato il Maestro tedesco, né tantomeno ha riconosciuto il lavoro umano e sociale di uno tra i più singolari e significativi personaggi della Storia dell’Arte mondiale del Secondo dopoguerra.
Ancora una volta l’Italia ha perso una grande occasione….
All’Evento nessun critico italiano… nessuna Istituzione… nessun Direttore di Museo era presente, solo critici, collezionisti, direttori di musei, personaggi della cultura venuti da molti paesi europei e tanti amici… artisti italiani e moltissimi stranieri.
Una rete di persone sensibili che, nelle diverse discipline e nei miei 40 anni di lavoro indipendente, integro, costante e appassionato ho tentato e cercato sempre, in ogni circostanza, di coinvolgere affinché il loro sapere fosse un bene fruttifero per l’Umanità.
Mai mi è stata concessa da Enti pubblici, né tantomeno privati, una sponsorizzazione.
Solo uomini prestigiosi hanno alimentato il mio spirito, hanno nutrito con il loro sapere il mio fare.
A queste generose persone va il mio più profondo ringraziamento.

Il LIBRO
E' stato un lavoro immane... che parte dal 17 giugno del 2008 quando il Direttore Dr. Christoph Becker ha desiderato la Mostra.
Ho concepito la pubblicazione BEUYS VOICE come una Living Sculpture Virtuale dove la Voce di Beuys parla all'umanità per un possibile rinnovamento sociale, mentre tutti coloro che hanno dato generosamente i loro preziosi contributi sono personaggi che hanno conosciuto e collaborato con qualsiasi mezzo a diffondere i principi fondamentali dell'opera e del pensiero beuysiano, in particolare dopo la sua scomparsa.
Le immagini del libro, che l'obiettivo magico di Byby Durini ha immortalato, appartengono all’archivio storico De Domizio Durini e contiene 33.000 fotogrammi che documentano luoghi e lavori inconfutabili realizzati in collaborazione e in molti paesi del mondo.
Una pubblicazione di circa 1000 pagine e 400 foto voluta dalla Kunsthaus di Zurigo ed edita dalla prestigiosa Casa editrice milanese Electa che, ancora una volta, ha dimostrato la sua prestigiosa produttività grafica e la sua preziosa e solidale collaborazione.
Un volume, un unicum, che servirà sia a coloro che non conoscono Beuys sia a coloro che sanno e ogliono saperne di più.
LA MOSTRA
Possiede innanzitutto come corpo centrale la scultura OLIVESTONE, l'ultima grande opera del Maestro tedesco Joseph Beuys donata da me e da Buby Durini alla Kunsthaus il 12 maggio 1992 dopo varie peripezie italiane: l’ultimo grande capolavoro beuysiano in Difesa dell’Uomo e a Salvaguardia della Natura.
Le opere, le sculture, i disegni, le edizione, le foto, le gigantografie, i documenti e i video appartengono al mio lavoro svolto in linea diretta con il Maestro tedesco in Italia e diffuso da Beuys stesso in molti paesi nel mondo negli ultimi suoi 15 anni di vita.
L'ALLESTIMENTO
Già presente nel libro BEUYS VOICE in piantina, l’allestimento è stato da me creato e deliberatamente mutato. Quando il 30 aprile sono arrivata alla Kunsthaus per allestire la Mostra, ho avvertito una specie di flusso magico che mi ha indotto a cambiare il progetto iniziale da labirintico a spazio libero e aperto secondo i concetti beuysiani. Con la diretta e prestigiosa collaborazione del Prof. Tobia Bezzola, la mostra è stata allestita. Ed è stato così che abbiamo tentato di dare alla Mostra un senso di serenità affinché il visitatore potesse muoversi libero nello spazio e recepire il messaggio spirituale di un mondo di pace che solo una particolare sensibilità rende partecipe ...
Abbiamo tentato… con la speranza di essere riusciti….
Il RISULTATO
La creatività, l’amore per l’Arte e la mia rigorosa professionalità hanno conquistato i dirigenti della Kunsthaus, i solerti operai e gli impiegati attivi quanto premurosi.
Sono felice di appartenere ad un Luogo dove solo la qualità del lavoro determina la personalità, scientifica e analitica, del soggetto.
Le emozioni di quei giorni, le Conferenze, le interviste, i confronti e i ricordi lontani e vicini, convivono tra loro in un lavoro totale che appartiene all’esistenza dell’Arte e alla qualità della vita dell’Uomo: il sogno beuysiano per un miglioramento della nostra esistenza.
IL FUTURO
Una nuova avventura nell’Arte e oltre l’Arte… Parigi… Zurigo… il Mondo…
Lucrezia De Domizio Durini
Bolognano 18 Maggio 2011
Bar.ssa. Lucrezia De Domizio Durini
Palazzo Durini
65100 - Bolognano (Pe) - Italia
tel&fax 0039 085 8880154

Beuys Voice di Lucrezia De Domizio Durini edito dalla Kunsthaus di Zurigo e da Mondadori Electa, in 3 distinte edizioni: italiano, tedesco, inglese.
Un libro di circa 1000 pagine e 400 immagini fotografiche tratte dall’archivio storico De Domizio Durini che, anche attraverso gli scritti di vari personaggi della cultura internazionale, intende sottolineare l’importanza della Living Sculpture beuysiana, costituita dal rapporto tra uomini di differenti razze, origini, religioni, di diversi stati sociali, economici, politici e culturali, legati da una solidale e libera collaborazione.
Il volume è una storia raccontata da Beuys stesso in cui si alternano avvenimenti e documenti, testimonianze e rapporti umani di personaggi che in prima persona hanno vissuto e condiviso la poetica dell’artista in cui Vita e Arte vivono in simbiosi.
Quella di Beuys è una visione ampliata dell’Arte, di un’Arte totale che toccando tutte le discipline che riguardano l’uomo si rivolge al miglioramento della società con intento pedagogico. Il volume prende in considerazione anche il Post Beuys, l’attività di divulgazione del pensiero del Maestro messa in atto da studiosi e artisti suoi contemporanei.
Il progetto, in sostanza, ha l’ambizione di essere un’opera totale e analitica del pensiero, dell’opera, dell’uomo e dell’artista Joseph Beuys.
Ufficio stampa Electa
Enrica Steffenini
via Trentacoste, 7
20134 Milano
tel. 02 21563433 - fax 02 21563314- elestamp@mondadori.it


Il caso La Svizzera lo celebra, da noi è dimenticato.
La collezionista Lucrezia De Domizio Durini: c' è una tangentopoli dell' arte
La collezione di Beuys rifiutata dall' Italia

Beuys, lo sciamano. Beuys, il profeta della natura. Beuys, l' anarchico dell' arte. Ma anche Beuys lo scomodo, il fastidioso, l' inutile. Almeno per l' Italia, non certo per la Svizzera che lo celebra con una grande mostra alla Kunsthaus di Zurigo, dal titolo Joseph Beuys. Difesa della Natura (sino al 14 agosto, per l' occasione è uscito da Electa il libro Beuys Voice ) frutto di una straordinaria donazione del valore di diversi milioni di euro da parte di Lucrezia De Domizio Durini, sua collezionista e musa. Ma sorge una domanda: perché questa immensa collezione, concepita e creata in Italia è finita in Svizzera invece di approdare in qualche museo del nostro Paese? È uno dei tanti casi di malcostume culturale? Lucrezia De Domizio Durini trattiene il fiato, poi si sfoga, la voce è lacerata da una vita in compagnia di migliaia di sigarette, poi una breccia in gola si trasforma in urlo: «L' Italia... non ne posso più, è completamente fuori dai circuiti internazionali, è vittima del malaffare, della politica, degli interessi economici e questo accade anche nell' arte. Sono davvero amareggiata». Lucrezia De Domizio Durini da sempre (come testimonia il ponderoso libro di mille pagine) è stata col marito Buby una mecenate dell' artista tedesco. Beuys è un artista completamente fuori da ogni catalogazione e la sua forza è stata quella di imporsi oltre che per le sue opere per la potenza teorica in cui metteva in gioco completamente se stesso, il suo corpo e la sua storia. Lucrezia Durini ha condiviso e sostenuto i fondamenti del suo pensiero. Dall' idea secondo cui «ogni persona è un artista», all' impianto ideologico per un miglioramento delle esistenze e della società. La mostra raccoglie un centinaio di opere che compongono il grande ciclo Difesa della Natura realizzato durante il soggiorno (dal 1972 al 1985) di Beuys a Bolognano, in Abruzzo, sede della residenza della famiglia Durini. «L' uomo e la natura con l' animo riconciliato costruiranno un mondo vero» era il credo dell' artista. E la rassegna non è altro che il perseguimento di questa volontà, così come Beuys teorizzava la «Living Sculpture»: nulla è fermo, tutto è in divenire, filosofia spirituale (ed etica) che rende questo autore tedesco (morto nel 1986) uno dei protagonisti assoluti dell' arte contemporanea, fortemente politico e al tempo stesso anche profetico: «La rivoluzione è dentro di noi. L' unica rivoluzione possibile è nelle nostre idee». «Chi era Joseph Beuys?» si chiede Lucrezia Durini. «Un artista stravagante dal cappello di feltro? Un poeta amante della natura? Un filosofo predicatore? Era semplicemente un uomo che amava gli uomini e la natura dove gli uomini vivono. Ha dedicato la sua vita al miglioramento della società». Per tutto questo la Durini sembra non darsi pace: «In questi ultimi anni ho proposto a diversi musei italiani di realizzare mostre su Beuys, ma ho ricevuto solo dei no. Come posso donare a un museo un' intera collezione se prima mi viene rifiutata anche una semplice mostra? Pensi, al museo di Rivoli, ad esempio, volevo donare un' opera, il celebre Ombrello che è il simbolo dell' operazione Olivestone. La direttrice di allora, era il 2002, Ida Giannelli, lo rifiutò. Chiedevo solo venisse resa pubblica la notizia della donazione. Mi è stato detto che non era costume del museo. Non mi sono fermata: ho proposto le mostre della mia collezione a diversi musei, da Catanzaro a Pescara, da Bologna a Roma. Un rifiuto su rifiuto. Solo Gabriella Belli ha organizzato due mostre nel corso di questi ultimi anni nel suo Mart di Rovereto. E a quel museo ho donato la grande opera del Grassello che occupa un' intera stanza (2002). «Eppure Beuys ha amato tanto l' Italia, è il Paese che ha visitato di più al mondo. A volte mi chiedo dove sono finiti quei critici come Bonito Oliva, Germano Celant, Bruno Corà che gli erano intorno come api... hanno dimenticato tutto... Ma sa perché è accaduto questo? - continua la Durini - È la figura di Beuys a infastidire. L' arte di Beuys era nella sua stessa esistenza, nelle sue idee, nel rispetto dei valori umani. Il suo comportamento etico resta ancora un monito e fa paura. Oggi l' Italia appare come una grande trappola, anche burocratica, che rischia di far finire tutto ai topi. Ma l' aspetto più preoccupante è quello culturale. Diciamola tutta: dovremmo cominciare a fare una tangentopoli sul sistema dell' arte. Molti artisti fanno da portaborse ai critici e i critici da portaborse alla politica. È sotto gli occhi di tutti. Non serve essere addetti ai lavori, artisti o storici dell' arte. E se vogliamo dire davvero come stanno le cose, per molti, l' arte è un grande luogo d' affari, di affari temo non proprio puliti». Lucrezia Durini parla senza una pausa: «Nessuno si è chiesto perché sappiamo tutto, o quasi, dei politici, ma niente del sistema dell' arte? Eppure, intorno a tutto questo c' è un enorme giro di denaro, talvolta sporco. Se qualcuno si sente offeso da queste parole mi denunci. Non aspetto altro. Ho 75 anni, da 45 convivo con l' arte e lotto per la mia indipendenza. La crisi di questo momento storico è culturale, intellettuale e spirituale e tocca tutte le sfaccettature della nostra vita quotidiana; la sete di potere, il profitto e il danaro occupano un posto primario nell' uomo e questo purulento virus ha infestato anche tutto il sistema dell' arte italiana. Sono rarissimi i galleristi che investono davvero nella cultura, che credono negli artisti. Le gallerie sono diventate delle boutique. L' arte ha bisogno di tempi lunghi. È come una pianta che va coltivata, accudita, amata: va potata, le si deve dare il concime, l' acqua. Bisogna saper aspettare. La verità dell' arte è nel tempo. Tutto si scoprirà». Lucrezia Durini sembra più calma, dalla rabbia iniziale la sua voce è quasi un sussurro: «Prima della sua morte, Harald Szeemann, un grande amico, oltre a essere uno dei più grandi critici, mi disse: "Lucrezia, ti prego, smettila con questo Beuys, ci hai stufato. In tutti questi anni hai visto di tutto, conosci i meccanismi e le distorsioni del sistema dell' arte, hai mille storie da raccontare. Scrivi un libro su quanto conosci e hai vissuto... così si potrà capire la politica dell' arte italiana. Scrivilo e basta"». Ora Lucrezia Durini sorride: «Ho chiuso un capitolo, lascio l' Italia, vado a vivere a Parigi. E questo libro, lo giuro, lo scrivo».
Vita e opere
Nato nel 1921 a Krefeld, Joseph Beuys morì nel 1986 a Düsseldorf. Nel 1958 lavora al monumento per i caduti in guerra a Brüderich. Nel 1961, a Düsseldorf ottiene la cattedra di scultura. Nel 1982 il trionfo a «Documenta 7». Oggi una grande mostra gli è dedicata a Zurigo (nella foto grande l' allestimento; sotto: l' artista con Lucrezia De Domizio Durini negli anni 80).
Colin Gianluigi

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