lunedì 23 maggio 2011
NICOLAS DE STAËL. 1945 - 1955
NICOLAS DE STAËL. 1945 - 1955
Martigny, Fondation Pierre Gianadda (Rue du Forum 59 - 1920 Martigny - Svizzera)
18 giugno - 21 novembre 2010
La Fondation Pierre Gianadda presenta per la seconda volta, a quindici anni di distanza, un’ampia retrospettiva del pittore Nicolas de Staël, uno degli artisti europei più influenti del dopoguerra. Il curatore della mostra, Jean-Louis Prat, ha voluto concentrare la mostra su 10 anni particolarmente intensi della sua ricerca, tra 1945 e 1955, anni nei quali l’artista ha creato un linguaggi radicalmente innovativo tra astrazione e figurazione.
La rassegna raccoglie un centinaio di opere provenienti dalle più grandi collezioni pubbliche e private d’Europa e degli Stati Uniti (in particolare: Centre Georges Pompidou, Parigi; Henie-Onsad Art Centre, Norvegia; Kunsthaus, Zurigo; Kunstmuseum, Berna; The Phillips Collection, Washington) e dalla famiglia dell’artista.
Tra piccoli e grandi formati, vengono accostate tutte le tematiche: la natura, paesaggi d’Agrigento, nudi, giocatori di calcio… L’accostamento di opere molto note e di una serie di dipinti particolari inediti consente una lettura nuova della sua opera.
Vittima dei profondi sconvolgimenti che attraversano la Russia a partire dal 1917, Nicolas de Staël a cinque anni, conosce, nel 1919, con la sua famiglia i tormenti dolorosi dell’esilio in Polonia. In poco più di un anno, tra 1921 e 1922, perde i genitori. Con i suoi due fratelli è affidato a una famiglia russa di Bruxelles, i Fricero, ricchi e ospitali. A 10 anni entra dai Gesuiti e dall’età di 16 anni si appassiona alla pittura. Dal 1933 al 1936 segue i corsi dell’Académie royale des Beaux-Arts et quelli dell’Académie Saint-Gilles, si accosta al disegno antico e compie alcuni viaggi in Olanda, Spagna e Marocco. Nel 1937 incontra una giovane pittrice, Jeannine Guillou, che diventerà sua moglie. L’anno seguente, con Jeannine, attraversa tutta l’Italia e si entusiasma per i primitivi, ma riconosce che i vecchi fiamminghi e gli olandesi sono “più vicini al suo cuore”. A Parigi nel 1938 lavora per tre mesi nell’atelier di Léger.
Allo scoppio della guerra, Nicolas de Staël si arruola nella Legione straniera, ma l’avventura dura poco perchè viene smobilitato nel 40 e raggiunge la moglie a Nizza. In questa città, nel 1942, nasce Anna. Proprio in quell’anno Staël comincia realmente a dipingere opere che non ricordano per nulla i disegni degli inizi. Sollecitato da Magnelli, Arp e Le Corbusier, dipinge le sue prima tele non figurative, opere atipiche, geometrice dalle forme che si intrecciano, dalle graffiature e dalle striature che animano la superficie, in toni piuttosto scuri. Si va definendo uno stile. Si interessa di lui la gallerista Jeanne Bucher che presenta nel 1944 nei suoi spazi dipinti e disegni di Staël accanto a quelli di Magnelli e Kandinsky. In questi anni il pittore vive con la famiglia a Parigi, diventa amico di Braque e allestisce la sua prima mostra personale alla Galerie l’Esquisse. La coppia Staël vive in una povertà accentuata dall’occupazione. Gli acquirenti sono rari, la famiglia soffre freddo e fame e ciò non è estraneo alla morte di Jeannine nel 1946. Fino ad allora l’artista si esprime con tratti violenti, spesso neri, l’astrazione è profonda, l’intensità del gesto è palpabile, testimone di un temperamento esagerato. A partire dal 1947 la tavolozza si schiarisce e si assiste ad una evoluzione costante, favorita dal matrimonio con Françoise Chapouton, da cui avrà tre figli, e dal trasferimento in un atelier spazioso in rue Gauguet. Le preoccupazioni materiali si allontanano e alcuni soggiorni in montagna gli suggeriscono nuove luci. Nel 1950 compaiono formati più grandi, una materia generosa spesso applicata con la spatola, da dove sprizzano dei gialli splendenti e dei rossi vivi. I risultati di Staël in questi tempi si inseriscono nella nuova attenzione posta all’astrazione. Ma Staël continua ad affermare che nei suoi quadri « c’è sempre un soggetto, sempre … ». I grandi piani sovrapposti si incastrano gli uni negli altri, ma l’ispirazione è sempre nella realtà: gli alberi diventano delle verticali, le forme solide delle curve. Staël fissa il suo occhio ispirato sulla natura.
Ora le grandi mostre si rincorrono a New York, Parigi e Londra. Egli entra al Musée d’art moderne e nelle collezioni inglesi e americane. Il 26 marzo 1952, assiste alla partita Francia-Svezia in notturna al Parc des Princes. Pittore fino alla cima dei capelli, dichiara: « tra cielo e terra sull’erba rossa o blu, un mucchio di muscoli volteggia in pieno oblio di sè… Allora ho messo in cantiere tutta la squadra di Francia…» Seguono ventiquattro dipinti dove il pittore esplora tutte le possibilità rivelate da quella famosa partita, dalla quale arriva direttamente Les Footballeurs del 1952 della Fondation Pierre Gianadda. Il blu oltremare e il rosso cadmio si scontrano, ritmano l’incontro, il bianco calma e armonizza la violenza dei contrasti dove verticali e orizzontali si affrontano. Nel 1953, Staël acquista le Castellet a Ménerbes, antica struttura fortificata e vi risiede fino al 1954 quando si trasferisce ad Antibes. La sua tecnica si modifica, la sua materia diventa più fluida.
I nudi lo preoccupano e sembrano assillare il suo universo pittorico. A colori stridenti rispondono dei blu calmi che hanno il colore dell’azzurro. La figurazione si fa più palpabile. Come sorto dalla terra con una potenza antica, Nu couché bleu, 1955, appartiene per certi versi ancora all’astrazione, ma raggiunge malgrado tutto la figurazione. Nel confronto astrazione-figurazione, Staël ha portato questa contraddizione fino alla vertigine in una avventura in cui l’opera esce vincitrice e il pittore annientato.
Nicolas de Staël si uccide il 16 marzo 1955 ad Antibes. Egli aveva scritto a sua sorella suora : « Dio come è difficile la vita! Bisogna suonare tutte le note, suonarle bene … »
Informazioni : 0041.27.7223978 (in Italia : 031.269393)
Sito internet: www.gianadda.ch
2014: cento anni dalla nascita di Nicolas de Staël, qualche omaggio celebrativo
RispondiEliminahttp://www.artonweb.it/arteartonweb/articolo91.html